APRILE


Opere su Carta ed altro accompagnate in maniera casuale da testi di autori vari selezionati da artisti e dagli scritti di un autore contemporaneo, ospite del mese -


Copertina di Gosia Turzeniecka




                          Componimenti di Piergiorgio Viti 


Fa caldo d’estate in Sicilia.
Per questo, prima di andarcene a letto,
abbiamo impostato il condizionatore
a una temperatura primaverile,
23 gradi,
coricandoci nel fresco
fuori stagione di un agosto infuocato,
ignari che quel 23 bianco,
di un bianco galattico,
avrebbe illuminato tutta notte la stanza,
le valigie sommarie,
il letto disfatto dall’amore,
e anche il tuo volto sopito, di ceramica
(il tuo volto che avrei voluto baciare
eppure no, non era possibile,
ti avrei svegliato
e non avrei saputo perdonarmelo).


 Così, senza più riposare,
nel chiarore elettronico
di due cifre in successione,
ho immaginato
che eravamo su un altro pianeta,
simile in tutto alla Sicilia orientale,
pieno di mandorli e fichi d’India,
dove il mare cantava canzoni
e sulla riva ti davo
tutti i baci di cui avevo ancora voglia
e tu dormivi, dormivi sempre,
ma soltanto per finta…







Gosia Turzeniecka


Andare al Conero d’inverno,
quando le gazze non volano
e di turisti nemmeno l’ombra.
Eccoci. Percorsa la stradina
che porta al parcheggio del ristorante,
ci guardiamo come a dire
“cosa siamo venuti a fare”.
Ma è un attimo, scendiamo.
Percorriamo il sentiero
facendo attenzione a non cadere.
Poche parole, qualche albero
abbattuto. Nei tronchi, i cerchi
concentrici di un passato
su cui sincronizzarsi.
In un attimo, siamo giù.
Una violacea linea d’orizzonte.
Intorno, la spiaggia è deturpata,
non solo da flaconi, bottigliette,
ma dal nostro essere lì,
a mezzi sorrisi.
Pupille ferme, come monoliti.
E il promontorio avvolto
dal nebbioso letargo di gennaio.
“Sembra di essere in un fiordo”, dico.
Poi scivoliamo
in un incantesimo
dove strapiomba ogni parola
e un filo invisibile ci attraversa,
passando
da un atrio all’altro.




Jacopo Casadei



Tornare alla pittura è tornare all’inizio della pittura, cercare le sue radici perdute, ritrovare la fiducia prima di rimettersi a dipingere. (…) Tornare alla pittura è liberarsi dagli sproloqui, far tornare i concetti al linguaggio, è dipingere dove il linguaggio non basta più, iniziare a dipingere dove si è smesso di parlare.
Tornare alla pittura: una frase così semplice, così sincera, lontana dalle mode.
(Gao Xingjian, Per un’altra estetica)



Enrico Tealdi



Francesco Lauretta


Dopo un lungo giro il pittore torna alla tela da cui era partito, la squadratura geometrica messa tra parentesi, il quadro che contiene tutti i quadri. La pittura è totalità a cui nulla si può aggiungere e insieme potenzialità che implica tutto il dipingibile. Le fotografie di questa tela squadrata potranno riempire il catalogo d’una pinacoteca immaginaria, ripetute identiche ogni volta col nome d’un pittore inventato, con titoli di quadri possibili o impossibili che basta aguzzare lo sguardo per vedere.

da Italo Calvino, “La squadratura”






Pesce Kethe e Michele Tocca 





Luigi Massari



(dopo un documentario)


Se milioni di anni fa
non ci fossero stati
loro,
non avremmo avuto
così tanto ossigeno.
Saremmo rimasti dove eravamo
(e chissà dove eravamo, chissà…),
la vita non avrebbe maturato
eliche codici binari,
niente di niente,
una tabula rasa uno zero assoluto.


Lorenzo Modica


Invece grazie agli stromatoliti,
alle loro bolle d’aria,
esistiamo
prolifichiamo
la sera ci diamo dei baci
davanti a una minestra.
E’ insomma grazie a loro
se nei giardini di Recanati
i bambini possono fare ciao con la manina
e la notte, sotto le coperte,
io posso sussurrarti
“abbracciami
che se ti volti dall’altra parte,
mi sembra faccia più freddo”.




Mario Scudeletti


Quando eseguo i miei disegni Variatons, il cammino della matita sul foglio di carta ha in parte qualcosa di analogo al gesto di un uomo che cercasse, a tentoni, la sua strada nell’oscurità. Voglio dire che il mio tracciato non ha nulla di previsto: sono guidato, non sono io a guidare.

Henri Matisse, scritti e pensieri sull’arte, 2003, Milano p. 130.






Gosia Turzeniecka


Arte-luce in cammino verso il divenire-musica dell’immagine televisiva, oppure arte-materia delle arti plastiche? Bisogna scegliere. Scegliere tra la dinamica e il suo panico, la messa in trance delle folle soggiogate o la statica, la resistenza dei materiali e la sua tettonica del senso così come delle sensazioni comuni.

(Paul Virilio, L’arte dell’accecamento)




Alessandro Finocchiaro




Gosia Turzeniecka




Giulio Catelli

  


A un certo punto
della passeggiata
hai guardato il campo,
il campo davanti a noi e
ma questi cavolfiori
sono quasi rovinati,
perché non li raccoglie nessuno.
Così, affacciandoci
alla casa colonica nei paraggi,
abbiamo dato uno sguardo.
Nessuno. Non c’era nessuno.
Le porte aperte, la stalla aperta.
Nessuno.
Nel giardino. Nell’orto.
Nessuno, niente di niente.
Ma perché non li raccolgono
questi cavolfiori
mentre, andando avanti,
due passanti balbettavano
che non ne sapevano nulla,
che forse tutto era in malora
perché ogni cosa ormai
va in malora.

Poi, lungo la strada
verso il mare,
borbottavi che avresti chiamato
Annamaria e Valentino,
che loro avrebbero chiamato
altri amici
e gli amici ancora altri amici,
e poi ancora altri,
tutti dovevamo raccogliere
cavolfiori
prima che andassero a male.
E la sera a cena,
dopo un calice di rosso,
hai portato sulla tavola
prima le posate
poi i tovaglioli di carta
infine un bel piatto
di pasta coi cavolfiori,
mentre io ti guardavo interdetto.
Che importa,
domani ci vado lo stesso,
hai sussurrato.




Juan Carlos Ceci


Luca De Angelis





Lorenzo Di Lucido




Tu, dietro la finestra,
con la luce della terrazza
accesa,
scrutavi nel buio qualcosa.
Perso tra le stoviglie della cucina,
io ti lasciavo fare,
dietro quella luce tenue
che ti immacolava,
ti sbiadiva appena il volto
forestiero, precipitato
da altre dimensioni. Da altre luci
di pianeti remoti.           
Poi, “cosa stai guardando,
làfuori”, ho domandato,
mentre facevo scintillare
l’ovale dei bicchieri
e tu, quasi in un silenzio zen,
“un geco”hai sussurrato.
Un geco.
Tutta la sera a cercare
tra le foglie del basilico
e della gardenia
un geco, con la preistoria
viva nelle sue squame,
nei suoi occhi spiritati…
E lì, lì sei rimasta,
perchéqualcosa si avverasse, 
perché la preistoria
almeno per un attimo
potesse incrociare
la bolla di sapone del tuo presente…





Francesco Lauretta




Lorenza Boisi





Giulio Saverio Rossi




Antonio Bardino





Gabriele Arruzzo



"Per me dipingere ha a che fare con l'obbligo di raccogliere conchiglie... Mi spiego meglio: nel 39 d.C. l’Imperatore Caligola, schiacciato dal complesso di inferiorità nei confronti dei suoi predecessori, decide non solo di conquistare in modo definitivo i territori compresi tra Danubio e Reno ma anche di varcare l'Oceano e sbarcare in Britannia. La sua impresa risultò del tutto inutile dato che il figlio del re dei Britanni, scacciato dal padre, giunse all'accampamento dell'Imperatore e fece atto di sottomissione. Caligola, quindi, ancora fermo sul Reno senza aver portato a termine nessuna operazione militare decise di muovere comunque le sue truppe verso l'Oceano e, lo raccontano gli storici, una volta arrivato davanti ad esso ordinò ai suoi uomini di togliersi l'elmo e raccogliere le conchiglie sulla spiaggia, quasi fosse il bottino di guerra di una battaglia impossibile". 

Gabriele Arruzzo






Andrea Grotto



Dipingere l’informale, le sensazioni, i sentimenti.
Dipingere ciò che ha una forma, ma senza descriverla, attribuirle piuttosto delle sensazioni; vi è tutto un mondo palpabile e sensibile in quella finestra aperta dalla cornice della superficie che stai dipingendo, una finestra così luminosa e cupa, nello stesso tempo, di cui non vedi il fondo.
Ripartire alla ricerca del letterario che è stato bandito, per dipingere la gioia, la tristezza, i tormenti, l’inquietudine e la paura.

(Gao Xingjan, Per un’altra estetica)



Maurizio Bongiovanni

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