GIUGNO

Opere su Carta ed altro accompagnate in maniera casuale da testi di autori vari selezionati da artisti e dagli scritti di un autore contemporaneo, ospite del mese



COPERTINA DI GIANLUCA DI PASQUALE

        
Componimenti di Tommaso Di Dio

Dove dormi. Tu sei dentro
una faccia di alberi, una notte
grande. Quando dormi tu
addosso hai sempre le strade aperte
luce d'acqua mossa
cielo e bestie se

ti tocco respiri. Mi chiedo
a cosa ci porta questa nostra
ignuda natura; una cosa arcana
e stupenda pelle se



ti tocco respiri.


Gianluca Di Pasquale

Gianluca Di Pasquale


Questo sole fuori. E poi
le strade, le macchine, le voci; i mille e mille
corpi di una città che si muove
fanno sì che io dimentichi di me
ogni mia cosa. Sta nel ramo.
E nell'abbraccio. Nel buio
perduto dove s'oscura
la fronte sotto gli alberi e dentro un'area
rovesciata dove penetra e s'allaga
bianchissima la pozzanghera d'acqua sporca
di terra luce catrame. Qui bisogna imparare
a perdere sempre
questo smisurato e superbo niente

che chiamiamo gioia.


Lorenza Boisi
Gianluca Di Pasquale

[...]Vennero altre persone, le quali si fermarono, e non tardai ad essere circondato dalla gente. Mi avviddi benissimo che il mio disegno aveva eccitata la loro attenzione, ma non me ne diedi per inteso, e continuai a lavorare. Finalmente mi si avvicinò un tale , il quale non aveva neppure aspetto troppo rassicurante, e mi domandò « che cosa io stessi facendo? » Risposi che stavo prendendo la vista della vecchia torre, per portar meco un ricordo di Malsesine. Mi replicò che la cosa non era permessa, e che avrei dovuto desistere dal mio lavoro.

(13 settembre 1786)

Johann Wolfgang von Goethe, 
da Viaggio in Italia, 1817, traduzione dal tedesco di  Augusto di Cossilla, 
Milano 1875.



Maurizio Bongiovanni

Nel momento in cui il cielo rapido riprende
la propria forza; e dura
oltre i rami scarni la sua verdissima
pietra gemma che presto sarà boccio, fiore
festa, faccia allegra e salto
di maggio, giugno. Ogni cosa spinge. Fra noi
dentro di noi. Tende, tira la propria scorza e pure l'asfalto
s'impregna e s'allaga di pioggia come legno
come la mano, come la voglia di gettare
ogni faccia nel fango
e ridere del sempre di questa strada che
di mese in mese, muta innesta, tende spacca
la chioma d'albero che nel parco sta


ubriaca di terra e scema di vento.



Francesco Lauretta

Klaus Karl Mehrkens


Niente è comparabile per bellezza alle linee dell’orizzonte romano, alla dolce inclinazione dei piani, ai contorni soavi e fuggenti delle montagne che lo chiudono. Spesso le valli nella campagna prendono la forma di un’arena, di un circo, di un ippodromo; i colli sono conformati a terrazze, come se la mano potente dei romani avesse smosso tutta quella terra. Un vapore particolare, sparso nelle lontananze, arrotonda gli oggetti e dissimula ciò che potrebbero avere di duro o di spigoloso nelle loro forme. Le ombre non sono mai pesanti e nere; non ci sono masse tanto scure di rupi e di fogliame nelle quali non s’insinui sempre un po’ di luce. Una tinta singolarmente armoniosa fonde la terra, il cielo e le acque: tutte le superfici, in virtù di una gradazione insensibile di colori, si uniscono per le estremità, senza che sia possibile determinare il punto in cui una sfumatura finisce e l’altra comincia. Avrete certamente ammirato nei paesaggi di Claude Lorrain una luce che sembra ideale e più bella che in natura: ebbene, è la luce di Roma!

François-René de Chateaubriand
da Viaggio in Italia, 1827.


Luca Coser


 […]  Hackert ama la società, sa radunare persone, e fa molti allievi fra queste. Ha fatto pure la mia conquista, usando indulgenza alla mia debolezza, insistendo anzi tutto per la precisione, quindi per la franchezza del disegno. Quando dipinge all’inchiostro di China, ha sempre pronte tre tinte, ed adoperando ora l’una, ora l’altra, produce in breve un quadro, senza che si riesca a comprendere, come vi sia riuscito. Si può dire che questo è finito, prima che si sia visto in qual modo lo abbia eseguito. Egli mi diceva, con quella franchezza pregevole, che gli è abituale; «Avete buone disposizioni; ma finora non potete fare nulla di buono. Trattenetevi un diciotto mesi presso di me, ed allora varrete a fare qualcosa che piacerà a voi, ed agli altri».

(15 marzo 1787)

Johann Wolfgang von Goethe, 
da Viaggio in Italia, 1817, traduzione dal tedesco di  Augusto di Cossilla, 
Milano 1875.


Luigi Massari

Marco Emanuele

Ivan Malerba

Diego Miguel Mirabella


Alberto Mugnaini

Ascolto
il tuo cuore che batte.

Dentro la cassa del torace, oltre lo sterno.
Allora si alzano, prendono i loro figli
aprono le porte dei magazzini. Si amano
nei container producono
milioni di mostri merci, chimere
e sognano mondi
che nello stomaco inghiottiti cantano
quando il tramonto li cancella. Perché smettano
dentro ogni corpo chiuso
le labbra di dividersi, quest'epoca
di guaire al cielo. Quasi sembra che
una mano larghissima
la mia testa prenda a forza e tutta
oltre le città deserto e le luci elettriche
la scagli

la scagli contro vento.


Caterina Silva


Elisa Filomena
Elisa Filomena


L’ho già provato in gennaio [a dipingere], ma poi ho dovuto smettere, e quel che mi spinse a prendere questa decisione, a parte alcune altre cose, era che avevo troppe esitazioni nel disegnare; ora sono passati sei mesi che sono stati dedicati interamente al disegno […] Ho dato grande valore al disegno e continuerò a farlo, perché è la spina dorsale della pittura, lo scheletro che regge tutto il resto.

Vincent Van Gogh
Tutte le lettere, vol. II, nn.223 e 224


Lorenzo Di Lucido


Giulio Catelli



Dove.

Mentre parli con la voce
sparisci; e nella stanza sei

fragile

come gli occhi dentro i cappotti, o nella lana.
Come un disegno a penna sulla carta.
Fra gli alberi in inverno, senza muro un tavolo.

Ti chiedo
uno spazio per esistere; senza il tratto rigido
delle cose che vogliono rimanere.

Uno spazio, un verbo concentrico. Dove
le forme ci prendono

e mentre parlano con la voce
mi vedi


e sparisci.

Antonio Bardino


Gianluca Di Pasquale


[…] Qui tutti mi accolgono bene, quantunque non tutti si sappiano conformare alle mie idee. Tischbein è di contentatura più facile, ed alla sera talvolta si piega a disegnare loro teste di grandezza naturale, le quali provocano il loro stupore, quanto potrebbe produrre agli abitanti della nuova Zelanda, la vista di un legno da guerra.  […] Tischbein possiede sopratutto una grande facilità di disegnare a penna figure di divinità, di eroi, di grandezza naturale. Tira pochi tratti, quindi con un grosso pennello vi aggiunge le ombre con tanta maestria, che le sue teste acquistano tosto rilievo.

(13 marzo 1787)

Johann Wolfgang von Goethe, 
da Viaggio in Italia, 1817, traduzione dal tedesco di  Augusto di Cossilla, 
Milano 1875.



Luca De Angelis



Alessandro Finocchiaro

Bisogna lasciare la finestra aperta, ora; lasciare
che entrino le voci dalla strada e che i fiori
si pieghino verso l'asfalto, verso i cofani
delle macchine rimaste ferme, parcheggiate.
Bisogna lasciare il tavolo sgombro
togliere i bicchieri, allineare
le sedie una dopo l'altra; spegnere dire basta
a questa luce d'appartamento a questa poca
chiarificazione. Non c'è tempo per se stessi.
Per la propria miseria. Per la stanchezza inutile
che svuota le mani. Qui c'è il mondo
così grande; e l'ombra, ora. Lasciare
la pietra del divano, la pietra della faccia
farsi resto, risacca. Da fuori un'onda monta
e batte; tu


lasciala entrare.

Lorenzo Modica



Luca Grechi


Enrico Tealdi

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